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Chi e' Marco Molaro, Chef de I Due Buoi
Chi e' Marco Molaro, Chef de I Due Buoi

30 anni, originario di Udine.

Oltre a una laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari, il suo curriculum vanta collaborazioni prestigiose in diversi ristoranti, tra cui lo stellato “Agli Amici” di Udine sotto la guida dello Chef Emanuele Scarello. Infine, dal 2017 è stato Sous Chef del suo predecessore a I Due Buoi, lo Chef giapponese Jumpei Kuroda.

Sulla scia delle esperienze fatte con Andrea Ribaldone, prima, e poi con Jumpei Kuroda, I Due Buoi cercherà di affinare ancor più la sua proposta con uno Chef giovane, innovativo e con un forte desiderio di inseguire sempre la perfezione.

Uno Chef creativo e aperto alle suggestioni che crede nel lavoro di squadra e nel valore aggiunto che da esso può scaturire; al centro ovviamente la materia prima, i sapori del territorio e la loro sublimazione.

 

<<Terminate le scuole superiori ho deciso di iniziare l’università: era il 2009, la cucina “molecolare” era nel suo punto più alto e il suo più celebre promotore, Ferran Adrià, era all’apice del successo. Inoltre mi è sempre piaciuto approfondire quello che mi piaceva, quindi la chimica degli alimenti, le tecnologie applicate al food ecc.

L’idea era quella di andare oltre al “saper cucinare” e cercare delle risposte ai tanti “perché”, risposte che la scuola alberghiera da sola non è stata in grado di fornirmi.

Credo che la cultura ed una buona dose di curiosità in cucina siano fondamentali.

La formazione parte, non soltanto da un percorso d’istruzione alberghiero, ma soprattutto dalla volontà del singolo connessa alle sue reali capacità e determinazione. 

Al netto della mia esperienza posso dire che, attualmente conosco solo due tipologie di cucina: quella buona e quella cattiva.

La mia idea di cucina pone l’accento sul gusto, sempre netto, mai confuso e al limite del possibile, riconoscibile; da qui l’utilizzo delle tecniche classiche di cottura e di quelle più innovative. La tecnica per me deve sempre essere al servizio del gusto, mai viceversa. L’estetica è sicuramente importante, ma non fondamentale. 

Non sono legato in maniera forzata al km 0 o alla tradizione a tutti i costi, tuttavia è indubbia l’importanza del legame con il territorio o meglio, con i territori perché senza la contaminazione di prodotti e tecniche, non esisterebbe la cucina tradizionale. Preferisco di gran lunga il “km vero”: la ricerca della materia prima che più mi piace o meglio, che più mi piace nel momento in cui la sto ricercando. Se il prodotto che cerco si trova sotto casa è sicuramente un valore aggiunto ma non diventerà mai un vincolo imprescindibile.

In sintesi, cerco di fare una cucina concreta: lo sforzo principale è quello di creare un piatto facile da riconoscere e da apprezzare e quindi evocativo. Pochi ingredienti ma ben definiti. 

Mi piace pensare che l’ospite seduto al tavolo, oltre al semplice piacere di mangiare, possa cogliere anche un aspetto ludico nel tipo di cucina che propongo. 

Cerco di non seguire le mode, a meno che queste non siano realmente interessanti e che possano coincidere con la mia idea di cucina. Questo non toglie che sia sempre alla ricerca di qualcosa, che sia tradizionale o innovativo, conosciuto o sconosciuto. L’ingrediente principale dei miei piatti è sicuramente la curiosità. 

In conclusione, mi definisco un Cuoco, un artigiano del cibo che ne ama tutti gli aspetti. 

Il cibo rappresenta un veicolo di emozioni, un mezzo di comunicazione e uno strumento per fare qualcosa di buono, al di là del semplice “mangiare bene”. 

Nella speranza di riuscire a trasmettervi il mio pensiero in cucina, vi ringrazio quindi fin da ora per darmi l’opportunità di condividere con voi la mia più grande passione.>>

 

Marco Molaro